La Fiera dicembrina al Palazzo dei Congressi dell'Eur, quest'anno, deve aver portato un po' sfiga. Faccio questa affermazione perché nella settimana che si sta concludendo, settimana ancora in cui gli editori fanno bilanci, di fine fiera e di fine anno, stanno giungendo notizie di disagio profondo: case editrici storiche come :due punti ed edizioni di passaggio fermano la loro produzione, mentre Carocci inizia a licenziare in massa. Lo sconforto è grande, ma in realtà non sono molto stupita, dopo che il 4 dicembre, a Più Libri, ho partecipato alla conferenza sul Mercato del Libro. Una tappa obbligatoria per capire l'andamento delle vendite della piccola e media editoria, dati Nielsen alla mano. Che ovviamente non sono incoraggianti. Stiamo attraversando un momento difficile, e questo ci viene ricordato da più fonti. Tutte le indagini rilevano infatti che il clima percepito dalla popolazione italiana non è positivo. Per quanto riguarda l'editoria:
"è un segno meno per i piccoli editori nei primi dieci mesi del 2014, con performance sostanzialmente in linea con il resto del mercato. I piccoli editori registrano un calo a copie vendute del -3,4%. Va meglio il valore del venduto: - 2,5%".
Esiste però "una punta di diamante innovativa e attenta in grado di segnare il mercato nel suo complesso", perché è stato riferito che questo andamento, se ricondotto solamente a quegli editori presenti in Fiera, sarebbe di molto cambiato, con un segno più, timido, comunque positivo. Subito dopo però altro dato sconfortante: un bel -4,6% sul trend complessivo del mercato (il Natale è ovviamente escluso da queste statistiche, e si spera che come ogni anno contribuirà a dare un po' di respiro). Mi guardo intorno e vedo diversi tipi di facce: volti impassibili, volti coperti da i-pad che immortalano le slide, volti segnati dal dolore, volti in cui si legge la voglia di non mollare. La frase che sento di più è che non viene detto niente che già non si sapesse. C'è stata una timida ripresa estiva, i "piccoli" sono in linea con gli andamenti del mercato, e i libri per bambini e ragazzi registrano una crescita positiva da tre anni a questa parte. Su questo però non bisogna lasciarsi andare ai facili entusiasmi perché, come fa giustamente notare qualcuno, si debbono escludere i vari best-seller e i libri-giocattolo, e porsi quindi qualche domanda in più per analizzare questa situazione in controtendenza, perché alla fine i libri per bambini vengono comprati da quegli stessi adulti che poi non comprano i libri per se stessi.
Prende poi la parola Alice Di Stefano, editor di Fazi editore, che commenta i dati numerici dicendo che l'editoria deve orientarsi (e lo sta facendo) sempre di più verso la qualità, e per quanto riguarda il piano culturale, e per ciò che concerne la cura dell'oggetto libro. Si augura una tendenza sempre maggiore a pubblicare meno libri, ma con più cura. I dati in questo senso rispecchiano qualcosa di positivo, confermando la fine del fenomeno del libro low-cost che aveva impazzato qualche anno fa destabilizzando il mercato. Certo, i libri possono costare meno, la cosa sbagliata è la super-produzione. Forse si potrà ricominciare a influenzare i lettori anche culturalmente, con scelte forti e ragionate.
Interviene infine il presidente dell'AIE (Associazione Italiana Editori) Marco Polillo, che cerca di riflettere su ciò che porta via spazio alla lettura: non può essere, dice, solamente il gioco del solitario sul tablet, bensì un impoverimento della società, una nuova trascuratezza intrinseca anche nei confronti della lingua italiana, che oggi manca dei generi dei prima necessità. L'errore è pensare che certe cose non servano più. Quale sarà allora il futuro del libro: Forse perderemo ancora qualcosa, ma il travaso tra cartaceo e digitale non segnerà un abbandono: molte persone si avvicinano ad un libro attraverso il digitale, e poi si vanno a comprare una copia cartacea. Vi è una situazione affettiva ancora molto forte per il mondo che si crea intorno alla parola scritta.