Ogni tanto io ho bisogno di libri come questo. Romanzi con tante pagine, tanti personaggi, tante storie che si intrecciano e che nel giro di pochi capitoli ti catapultano in un mondo che esiste e non esiste allo stesso tempo. Chi manda le onde di Fabio Genovesi [Mondadori, 2015], oltre ad aver vinto la seconda edizione del Premio Strega Giovani, si è anche conquistato un posto speciale nello spazio del mio cuore riservato ai libri. Un lavoro di scrittura durato quattro anni, e ci credo che in tanti hanno giudicato il finale di questa storia un po' frettoloso (cosa su cui in effetti concordo): è come se Genovesi avesse premura di portare al "vissero felici e contenti" Luna, Serena, Sandro, Zot, Ferro, Rambo e Marino (e poi a me il "mese o anno dopo" garba sempre, eccezion fatta per Harry Potter!). Dopo avergliene fatte passare di ogni, dopo un inizio in cui ho pensato, da neofita dell'autore, no bene scrive bene, ma so già dove andrà a parare. E per una cosa è stato così in effetti, ma si tratta di quella prevedibilità necessaria per poi invece muoversi nel mare (è proprio il caso di dirlo) del meraviglioso e dell'ignoto.
Siamo in Versilia, a Forte dei Marmi, fuori stagione. Da qualche anno ho la fortuna di frequentare Viareggio (che, come mi hanno insegnato, NON è in Versilia, ma insomma via siamo lì, non me ne vogliano!), sia d'estate che d'inverno, quando la spiaggia sembra infinita per l'assenza di ombrelloni e sdraio, quando in Passeggiata non vedi nessuno manco per sbaglio, quando il vento ti riporta l'odore del mare che si mischia al freddo umido e pungente. E insomma ecco, per dire che l'ambientazione mi era familiare abbestia, il che ha contribuito ancora di più a perdermi tra le pagine del romanzo.