lunedì 25 gennaio 2016

Buon compleanno, Virginia!


Il 25 gennaio 1882 nasceva, in quel di Londra, non solo una delle scrittrici più rappresentative del XX secolo, ma anche una donna che avrebbe dato vita a una delle mie passioni letterarie più grandi
Virginia Woolf ha avuto la fortuna di nascere in una famiglia acculturata abbestia, il su babbo era niente meno che Leslie Stephen, editore del dizionario Biografie degli uomini illustri, e sua mamma faceva la modella per i pittori più fighi dell'epoca. Tra fratelli naturali e di primo letto dei genitori, c'era sempre un gran casino in quella casa, che era anche sempre piena di intellettuali, politici, uomini di cultura vari che se ne stavano a discorrere beatamente in casa altrui. Virginia, nonostante il clima mega-yeah in cui cresceva, non poteva frequentare istituti scolastici per le repressive regole dell'epoca vittoriana, ma Madre le insegnava le lingue e Padre le faceva leggere i libri di sgamo. Poi alla nostra adorata piaceva un sacco andare nella casa al mare, ma quando la madre morì, nel 1895, il signor Stephen venderà l'amata dimora estiva, e Virginia inizierà a manifestare le prime crisi depressive. Quando anche il padre morrà, nel 1904, Virginia subirà il primo internamento in una clinica psichiatrica. Dopodiché, insieme al fratello Thoby e alla sorella Vanessa, si trasferirà nel quartiere di Bloomsbury, dove prenderà vita il noto circolo di intellettuali che animeranno per oltre un trentennio la cultura e la letteratura inglesi. Lì sì che si poteva parlare a ruota libera di tutto e di più, senza moralismi, ipocrisie, baggianate vittoriane varie! Lì sì che ci si poteva bullare di far parte di un gruppo ganzo abbestia! E proprio lì Virginia amore nostro incontrò il suo Leonard Woolf, che sposerà nel 1912. Nel 1915, da gggggiovane gggggiovanissima, pubblica il suo primo romanzo, The Voyage Out [La Crociera], e tra le altre cose ebbe anche una relazione con la poetessa e scrittrice Vita Sackville-West, relazione che la segnò molto profondamente sia a livello artistico che privato. Virginia scrive, appoggia le suffragette, pubblica romanzi e saggi per il pubblico intellettuale e già in vita avrà un successo enorme. Nonostante tutto, però, la Virgi continua a vivere nel disagio, e quel tesorino di Leonard, nel 1917, fonda insieme a lei la Hogarth Press (che, come Wikipedia giustamente ci ricorda, ha pubblicato tra gli altri Katherine Mansfield, Italo Svevo, Sigmund Freud, T.S. Eliot, James Joyce e la stessa Virginia, per dire). Grande femminista e utilizzatrice dello stream of consciusness, non riesce a reggere le violente crisi depressive, e il 28 marzo 1941 si toglierà la vita lasciandosi annegare. 


Il mio incontro con Virginia è avvenuto grazie al cineforum di Lettere Rosse dell'UniPi, che in una chiesa sconsacrata proiettò, nel lontano 2007, Orlando di Sally Potter, tratto dall'omonimo romanzo della scrittrice. Folgorazione. Esattamente due anni dopo, in una bancarella di libri usati davanti alla Statale di Milano, mi sono impossessata del libro, biografia fittizia di un personaggio che attraversa diversi secoli della storia inglese cambiando anche sesso. Meraviglia. Nella primavera del 2011, poi, ho seguito un corso di Letteratura Inglese Contemporanea, che si occupava di Modernismo e Postmodernismo, tenuto dall'indimenticabile Fausto Ciompi, che ci avrebbe fatto leggere proprio Orlando, che ho nuovamente amato e adorato. E poi, la tesi della Magistrale. Il flusso di coscienza, Mrs Dalloway, To the lighthouse: capolavori della letteratura mondiale che diventano parte di te, la sensazione di essere trasportata altrove, la modernità, il lirismo, la gioia della scrittura. Nella Signora Dalloway si narra la giornata della ricca borghese Clarissa Dalloway, indaffarata nei preparativi per la festa che si terrà la sera nella sua casa. Sin dalle prime pagine del romanzo siamo immersi direttamente nei pensieri della protagonista, benché permanga la presenza di un narratore-guida che aiuta il lettore a non perdersi nei meandri della mente figurale. Il testo infatti risulta piuttosto scorrevole e la lettura non è faticosa come potrebbe pensare chi per la prima volta si avvicina ad un romanzo del flusso di coscienza: questo è un pregiudizio a mio avviso alimentato dalla confusione creatasi su questa modalità narrativa, che ha fatto sì che i romanzi che ne sono caratterizzati siano stati tacciati di illeggibilità (COMPLOTTO!). Al contrario, per quanto riguarda Mrs Dalloway, per esempio, non siamo molto lontani dalla struttura canonica che caratterizza il romanzo ottocentesco – sia per ambientazione che per temi trattati. 
La novità è che la trama si svolge principalmente, appunto, all'interno della mente dei vari personaggi. La vicenda narrata si distende nell'arco di una sola giornata, un mercoledì di metà giugno del 1923, e la vera azione si dispiega nella coscienza dei personaggi, nelle loro riflessioni e fantasticherie. Ciò che renderà questo romanzo un capolavoro della letteratura sarà il modo in cui Virginia Woolf deciderà di narrare l’interiorità dei suoi eroi del XX secolo. Come abbiamo detto ci troviamo in un contesto di terza persona, ma se è vero che viene data l’impressione della presenza di un narratore onnisciente capace di tenere le fila del racconto, è altrettanto vero che questo narratore non mancherà di cedere la parola ai personaggi stessi mediante diversi espedienti, i quali non risulteranno mai artificiosi o pesanti, bensì creeranno un discorso fluido che coinvolgerà il lettore pagina dopo pagina, velando quasi le grandi novità ad essi sottese [Sì, questo è un capoverso della mia tesi, dovrà servire pure a qualcosa, o no???].
A luglio del 2014, invece, in spiaggia, ho ascoltato la lettura di Flush, il trentaseiesimo libro del mio Progetto di Lettura. Nel dicembre 2014, a Più Libri Più Liberi, ho scovato tra gli stand la Nuova Editrice Berti, e mi sono accaparrata Monday or Tuesday [Lunedì o martedì], raccolta di racconti che ancora mi devo leggere e non vedo l'ora. In più, per quest'anno ho programmato anche la lettura della Crociera. Cuori. Menomale che Virginia nostra ci ha lasciato romanzi racconti saggi e biografie a a sfà, prima di lasciarci.  


Per finire questo lunghissimo post (sono tornata eh!), vi voglio lasciare una piccola recensione di Flush [nottetempo 2012, traduzione di Chiara Valerio], perché si tratta di un piccolo gioiello letterario, che mi ha fatto esclamare che Virginia Woolf si riconferma un genio, un miracolo del Novecento. Intanto, questo libro è divertentissimo, cosa rara, più rara di quanto si possa immaginare. Flush è il cane della poetessa inglese Elizabeth Barrett, che racconterà dal suo punto di vista la storia d'amore tra Elizabeth e Robert Browning: «Il suo pelo era di quella particolare sfumatura di marrone scuro che al sole "tutta s'indora". I suoi occhi erano "imprevedibili occhi d'un soave nocciola". Le sue orecchie "parevano nappine", le sue "zampe sottili e delicate" erano "come frangiate", la cosa era una strascico. Fatte le debite concessioni alla necessità del metro e alle licenze dell'immagine poetica, non c'era nulla in Flush che non avrebbe incontrato l'approvazione incondizionata del Club dello Spaniel, né c'è motivo di dubitare che Flush fosse un cocker spaniel di razza purissima, rosso di pelo, e con tutte le stimmate della sua specie». 
Virginia Woolf si diverte a giocare con la mania inglese delle biografie, e prenderà molto seriamente la descrizione di tutta la vita di Flush, dalla sua infanzia fino alla brutta avventura del rapimento al fine di ottenere un riscatto. La sua storia procede in modo irresistibile ed affascinante, fino quasi alla sovrapposizione tra umano e animale, in un'immersione felice nel mondo delle parole, che non può far altro che venire voglia di tuffarsi ancora, e ancora.

Ed è tutto, non ci resta che esclamare a gran voce Happy Birthday, Virgy!

B.

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