giovedì 7 aprile 2016

#BookPride2016, o della rinascita - Giorno 1, 1^ parte


Aprile is the cruellest month, breeding          Aprile è il mese più crudele: genera
Lilacs out of the dead land, mixing                      Lillà dalla morta terra, mescola
Memory and desire, stitting                                    Ricordo e desiderio, stimola
Dull roots with spring rain                 Le sopite radici con la pioggia di primavera

Questo è quello che ho sempre pensato del mese di Aprile, non ringraziando mai abbastanza T.S. Eliot per averlo detto così dannatamente bene, e molto prima di me. Aprile era il mese più crudele, dunque, fino a quando non hanno inventato il Book Pride. E se mi permettete, adorati lettori di questo mio picciol blog, voglio raccontarvi la seconda edizione dell'evento milanese. Qui se volete potete trovare il racconto dell'edizione passata, ma a questo giro, con il cambio di location e una Bea molto più Bea, le cose sono andate meglio abbestia :). 





Il mio arrivo a Milano non prometteva esattamente bene: un simpaticissimo virus intestinale fulminante mi ha fatto trascorrere un viaggio in treno sereno e rilassato, è riuscito a farmi arrivare in tempo per la presentazione dell'ultimo libro di Sur, L'inseguitore di Cortazar illustrato da José Muñoz allo spazio Nuages, dove lo stesso Muñoz ne avrebbe parlato con il mio adorato Paolo Cognetti e con Tito Faraci, e mi ha fatto godere al massimo della cena con la Eli. Vabbè.



Il giorno dopo però, venerdì 1 aprile, lo sapevo, sarei stata pronta scattante e piena di energie. In realtà ho vacillato trascinandomi a fare colazione nel mio posto preferito di Milano (Pavè) e sono andata a piangere in farmacia pregando le signore di darmi qualcosa per reggermi in piedi. Ok. Mi sono riposata, rinfrancata con un toast e poi via, sono le due, si esce, cappottino rosa noooon appariscente e di corsa verso il BASE di Milano, che c'è la Fede che mi aspetta. E niente, capisco subito non appena arrivo alle ex Ansaldo che l'aria è cambiata. Intanto siamo alla fine di via Tortona, in una zona super viva e super di moda. E poi si intravedono già i primi volti sorridenti, le prime facce note, nell'aria c'è un che di elettrizzante, e io ciao proprio, il cuore mi batte già a mille e non smetterò di avere gli occhi che brillano per due giorni interi. E poi insomma, mi sono persa sia il Pisa Book che Più Libri Più Liberi, quindi devo assolutamente recuperare!
Caffè e cicchino d'ordinanza e poi trascino la ritrovata Federica all'inaugurazione di Book Pride, ti pare che me la perdo? Nell'attesa delle "istituzioni" ritrovo il mio amicone di sempre Maurizio Gatti, l'editore di ObarraO che avevo intervistato nel 2014, e con il quale si riconferma la stima reciproca e proprio la gioia infinita di vedere compiuto un progetto su cui si è lavorato per mesi e mesi. Bellino!!!
 
INAUGURAZIONE DI BOOK PRIDE
ore 15.00 
Spazio A

Intervengono: Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano (già presente all'inaugurazione dell'anno scorso, devo dire bravo); Gino Iacobelli, presidente Odei (solo cuori); Romano Montroni, presidente Centro per il Libro e la Lettura (l'intramontabile); Marino Sinibaldi, direttore Radio Rai tre (una certezza). 



Ad aprire le danze è proprio il buon Gino Iacobelli, che dichiara che essere qui, al BASE, vuol dire creare un nuovo luogo per l'editoria indipendente. Non solo si farà la terza edizione di Book Pride, ma soprattutto l'editoria indipendente sarà radicata al Base, suo nuovo punto di riferimento. Obiettivo del Book Pride è salvaguardare la bibliodiversità: sono presenti 150 editori da tutta Italia, e il clima che si vuole ricreare è quello di una grande redazione. In programma ci sono 120 incontri, mentre l'anno scorso erano 64. Il tema generale di quest'anno è l'equo-sistema, per un mondo culturale sostenibile. Al centro dei dibattiti, i grandi problemi generali dell'editoria, fino ad arrivare alle grandi concentrazioni. Iacobelli conclude facendo notare che il BASE è un luogo che sembra un po' un cantiere, un work in progress, "e a noi piace molto". Io sono in brodo di giuggiole!
L'inaugurazione prosegue con quell'entusiasta che non è altro dell'assessore Filippo Del Corno, che ancora una volta nota come Book Pride sia una grande festa di molteplicità di pensieri, linguaggi, proposte. Perché è proprio questo l'obiettivo di chi fa politiche culturali: la stratificazione, un'offerta vivace. La vera frontiera da oltrepassare è lo stimolo della domanda, andando a coinvolgere tutte le classi sociali, le età, le culture di appartenenza. Ci sono diversi punti critici, ovviamente, ma anche un enorme punto di vantaggio. Tutta questa diversità richiede infatti la capacità di elaborare strategie mirate e concrete, per alimentare la curiosità in modo da garantire elementi di risposta. L'obiettivo è quello di creare una ritualità sociale, rimettere al centro di tutto la condivisione. A Book Pride è ben presente il tema del patto, un patto che deve essere duraturo, attraverso un'alleanza estremamente trasversale, come per esempio insegna l'esperienza di Book City, che coinvolge editori, grandi e piccoli. Librerie, grandi e piccole. Scuole, Università, gruppi di lettura, biblioteche, fino ad arrivare a meravigliose realtà come le biblioteche di condominio, fantastiche occasioni di scambio di idee e opinioni. Un ruolo fondamentale in tutto questo lo ha avuto Stefano Parise, direttore del sistema biblioteche di Milano. Insomma, Milano ha istituito un patto per la promozione alla lettura, volto all'esperienza quotidiana, ad azioni concrete e misurabili che hanno come obiettivo la meravigliosa scoperta di un mondo nuovo
Ho trovato estremamente sincero il discorso di Del Corno, più che altro perché, anche se da esterna, percepisco Milano come nuovo punto nevralgico e vitale per manifestazioni inerenti la lettura, non solo come sterile ed effimera promozione, ma anche e soprattutto come vera e solida presa di coscienza culturale


Ed ecco che prende la parola Romano Montroni, e a dirla tutta la tiene per un tantino troppo... ho sentito i suoi discorsi praticamente in ogni luogo in ogni modo in ogni lago, e nonostante siano molto profondi e curati, a 'sto giro proprio mi sono persa dopo che ha comparato editoria e discorso sociale, parlando di una logica di sistema che incide in profondità nella nostra libertà quotidiana: bisogna andare contro l'omologazione del pensiero unico, e ce lo ha spiegato partendo dal pleistocene come fa il mi' babbo, cui voglio molto bene eh, ma ogni tanto anche meno :D. Anche perché poi, arrivati al turno di Marino Sinibaldi, io e la Fede eravamo sinceramente provate, e abbiamo accolto con disagio il suo apocalittico discorso sulla necessità di uscire dall'idea che l'ecosistema sia una forma idilliaca: è una forma complessa, come ci insegna il disastro Mondazzoli. La pluralità corre infatti il rischio di essere schiacciata dai fenomeni di concentrazione e dagli enormi processi di trasformazione che sta vivendo il mondo del libro, come in una sorta di tempesta perfetta, tutto sta cambiando. Ma questi processi sono la punta dell'iceberg o una reazione di tutte queste trasformazioni? Tutto ciò è preoccupante e affascinante allo stesso tempo, come ha detto con un sorrisino il buon Sinibaldi, ma a quel punto s'è detto ok basta grazie andiamo a verificare di persona lo stato di salute degli editori indipendenti!


Siamo salite dunque al secondo piano, ed ecco che si spiegano davanti a noi i meravigliosi corridoi brulicanti di stand: buttiamoci nella mischia! Nonostante sia venerdì pomeriggio, non mancano le persone. 




Ci avviciniamo al banchino di Playground, casa editrice che avevo conosciuto proprio in occasione della prima edizione di Book Pride, vi rimando sempre alla cronaca dello scorso anno per gli approfondimenti su questa realtà che si definisce "casa editrice di autori". Mi sono accaparrata con gioia l'ultimo libro di Helen Humphreys, Il canto del crepuscolo [traduzione di Fabio Viola]. Alè!  


E poi, ecco la prima vera strabiliante scoperta: io e la Fede siamo calamitate da uno stand coloratissimo e dell'aria pregiata. 



Dietro c'è Marina Buttazzoni, creatrice di book-à-porter. Marina ha concretizzato l'esigenza che hanno tutti i bibliofili, quella di custodire i propri libri quando vengono portati in giro. Ha creato dunque dei contenitori di stoffa meravigliosi, di diversi formati, a partire da scampoli di riciclo delle fabbriche del friulano. Ce ne sono di ogni tipo e per ogni esigenza, sono sgargianti o dalle tonalità più naturali, cuciti a mano da lei in persona, con un amore e una passione che hanno del commovente. Io non aggiungerei molto altro, lasciando parlare le sue creazioni. Il giorno dopo ci ho portato Cori, ed entrambe ci siamo impossessate (dopo una scelta durissima) il nostro stupendo porta libro. Vi prego, inseguite Marina, braccatela, stalkeratea, perché i suoi preziosi contenitori devono diventare un must-have imprescindibile di ogni amante del libro che si rispetti!


Dopo questa immersione nel colore, Federica mi porta a conoscere una realtà editoriale altrettanto particolare e pregiata. Non mi vengono in mente altri aggettivi per descrivere le edizioni Henry Beyle, che avevo adocchiato da Altroquando l'anno scorso, ma dato il costo non era il momento migliore per portarmi a casa un loro manufatto. Proprio così: i loro libri sono vere e proprie opere d'arte artigianali, una gioia per gli amanti dei libri, una forma di resistenza, di quella bibliodiversità di cui Book Pride si fa portabandiera. L'editore Vincenzo Campo è una persona speciale, gelosa dei suoi quaderni e taccuini, di ciò che ha costruito, ma altrettanto generoso nel farti scoprire la sua "minuscola" realtà. I libri sono protetti da una plastica altrettanto pregiata, le loro pagine vanno separate a casa con il taglierino, le sue costole sono cucite a mano. E vogliamo parlare dei titoli? Chicche spettacolari,da Storia della mia matita di Tullio Pericoli ai Consigli ai bibliofili di Umberto Saba, passando dalle Brevi note sull'arte e il modo di ordinare i propri libri di Georges Perec all'America sognata di Adriano Soffici. Un catalogo vasto e prezioso nel quale il lettore può pescare senza dubbio di sbagliare, per soddisfare qualche sfizio letterario. Per me ho scelto Le polpette al pomodoro di Umberto Saba e Gli avvocati di Piero Calamandrei. Il signor Vincenzo ha poi regalato a me a Federica un taccuino preziosissimo, e niente, è nato un altro amore.


Ancora non paghe dei nostri giretti, io e la Fede andiamo a spulciare le novità dei nostri editori del cuore, quei piccoli giganti di Edizioni Sur, Iperborea e minimum fax. Avrei svaligiato i loro stand l'indomani, ma vi elenco subito quali libri ho preso: da SurL'inseguitore di Cortazar e Nessuno scompare davvero di Catherine Lacey (grazie Alessandro!), penultimo nato della collana BigSur (vi ho parlato qui del primissimo titolo uscito). Da Iperborea Anna&Anna mi hanno consigliato benissimo come al solito, e io avevo già dei titoli che puntavo da tempo; ho preso quindi La politica dell'impossibile di Stig Dagerman, Assassinio di marzo del danese Dan Turèll, L'enigma del lago rosso di Frank Westerman (perché ne avevo ascoltato la presentazione a Fahreneit in uno dei miei momenti più bui di sempre, e comunque mi era rimasto impresso) e L'arte di collezionare mosche di Fredrik Sjoberg, di cui si è parlato moltissimo l'anno scorso. Da minimum fax, per la gioia delle mie adorate Rossella e Valentina, mi sono aggiudicata: The Dark di John McGahern, Tutti gli uomini di mia madre di Kerry Hudson, Io odio John Updike di Giordano Tedoldi e Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci (Grazie Maura!!!). Io - non - vedo - l'ora - di - leggerli - tutti


Bene. Piccolissima pausa. Non andate via, che la giornata del 1 aprile è ancora lunga. Vi aspetta un interessantissimo pesce d'aprile, stay tuned!

B. 

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