martedì 26 aprile 2016

Fabio Genovesi, Chi manda le onde

Ogni tanto io ho bisogno di libri come questo. Romanzi con tante pagine, tanti personaggi, tante storie che si intrecciano e che nel giro di pochi capitoli ti catapultano in un mondo che esiste e non esiste allo stesso tempo. Chi manda le onde di Fabio Genovesi [Mondadori, 2015], oltre ad aver vinto la seconda edizione del Premio Strega Giovani, si è anche conquistato un posto speciale nello spazio del mio cuore riservato ai libri. Un lavoro di scrittura durato quattro anni, e ci credo che in tanti hanno giudicato il finale di questa storia un po' frettoloso (cosa su cui in effetti concordo): è come se Genovesi avesse premura di portare al "vissero felici e contenti" Luna, Serena, Sandro, Zot, Ferro, Rambo e Marino (e poi a me il "mese o anno dopo" garba sempre, eccezion fatta per Harry Potter!). Dopo avergliene fatte passare di ogni, dopo un inizio in cui ho pensato, da neofita dell'autore, no bene scrive bene, ma so già dove andrà a parare. E per una cosa è stato così in effetti, ma si tratta di quella prevedibilità necessaria per poi invece muoversi nel mare (è proprio il caso di dirlo) del meraviglioso e dell'ignoto
Siamo in Versilia, a Forte dei Marmi, fuori stagione. Da qualche anno ho la fortuna di frequentare Viareggio (che, come mi hanno insegnato, NON è in Versilia, ma insomma via siamo lì, non me ne vogliano!), sia d'estate che d'inverno, quando la spiaggia sembra infinita per l'assenza di ombrelloni e sdraio, quando in Passeggiata non vedi nessuno manco per sbaglio, quando il vento ti riporta l'odore del mare che si mischia al freddo umido e pungente. E insomma ecco, per dire che l'ambientazione mi era familiare abbestia, il che ha contribuito ancora di più a perdermi tra le pagine del romanzo. 




Il colpo di grazia è stato dato dall'incredibile realismo magico che caratterizza i personaggi di Genovesi, assurdi, geniali, che ti rimangono attaccati addosso e con cui scatta un'immediata empatia. C'è Luna che racconta in prima persona la sua storia, una dolcissima ragazzina albina di tredici anni che deve combattere contro una estrema voglia di normalità, quando invece tutto ciò che la circonda è speciale, a partire da suo fratello Luca, il ragazzo dei sogni, bello, bravo, intelligente, simpatico, dolce. Alla loro mamma, Serena, lo scrittore versiliese si rivolge in seconda persona, con uno sguardo protettivo e incoraggiante, della serie dai che ce la fai, anche se hai cresciuto da sola i tuoi figlioli, fai la parrucchiera e ti vesti come Forrest Gump in Vietnam. Però datti pure una possibilità, Serena, 'gnamo. E una possibilità se la deve dare pure Sandro, quarantenne super sfiggy che nella vita non è che abbia combinato proprio granché, come ci racconta l'autore in terza persona. Vive con i genitori, è un insegnante precario, si inventa catechista nonostante con gli amici bestemmi in allegria. Però poi si dice cose come "[...] se il futuro fa vomitare, allora cazzo, conviene tuffarsi di testa dentro a tutto il presente che troviamo". E che diamine! Insieme a loro ci sono anche Zot, un ragazzetto di Chernobyl che parla un italiano retrò, suona la fisarmonica e si veste come un nonno, compagno di classe di Luna emarginato come lei; vive insieme a suo "nonno" Ferro, ex bagnino che io mi sono immaginata avere le sembianze di Braccio di Ferro vecchio grasso e un po' sbronzo :), che regala perle come quella che segue: 
"Questo lo dici te, e comunque sei un rompicoglioni, questo è sicuro [si riferisce a Zot]. E poi un russo, cazzo, io sono qui di guardia 24 ore su 24 per tenerli lontani, e loro me ne mandano uno in casa a tradimento. Siete proprio dei diavoli. Per tanti anni ci avete fregato con quella stronzata enorme dell'Unione Sovietica, io ci credevo, ci credevamo tutti, Maremma Cane. Che stavate bene, che eravate felici e tutti uguali, l'operaio insieme al dottore, e i soldi non vi interessavano, i soldi erano una roba che ci faceva andare fuori di testa solo noi perché eravamo drogati di capitalismo. Facevamo le manifestazioni, facevamo le Feste dell'Unità, e cosa abbiamo combinato? Un cazzo, ecco cosa, un cazzo moscio abbiamo combinato. E voi intanto aspettavate il momento giusto, e quando proprio siamo finiti male ma male, ecco che arrivate e di colpo siete pieni di soldi, con le scarpe d'oro e gli elicotteri. Ci avete portato via il paese, e noi teste di cazzo che ve lo vendiamo. Ma io no, con me cascate male, io la mia terra non ve la do, capito, non ve la do!"

Cioè capito. Ed è subito Italia old good times, provincia, tuffo negli anni Novanta, orgoglio toscano, e via così, in un susseguirsi di avventure super avvincenti, di tenerezza, di epifanie in cui si intuisce che le cose nonostante tutto possono aggiustarsi, di crescita, di dolore, amarezza, gioia, risate, voglia di morire e di vivere. E poi c'è il mare, il grande mare che tutto dà e tutto toglie, metafora della vita, archetipo universale, contenitore di cose meravigliose che le onde portano sulla spiaggia. Vi giuro che a sfogliare nuovamente il libro per scrivere la recensione mi è venuta voglia di rileggerlo tutto, perché Genovesi sebbene abbia scritto una storia dalla trama "prevedibile", non scade mai nel banale o nel melodramma, tutt'altro. Ti fa venire voglia di fare un sacco di cose, di respirare, di andare a mettere i piedi sul bagnasciuga e di guardare l'orizzonte.  
Ma la vita sarebbe tutta così, felice e giusta, se si potesse viverla un secondo dopo di quando succede. Solo che un secondo dopo è un'eternità, e gli errori tremendi, le scelte sbagliate e le parole infelici, loro sono bestie infide che vivono nelle pieghe dell'adesso, ci si infilano dentro e lo devastano, e un secondo dopo è troppo tardi, arriva e trova ormai un catorcio di vita da rattoppare. 
Fabio Genovesi a Dentro le Storie.

Durante la rassegna di Dentro le Storie, in cui c'è ovviamente lo zampino di quella meraviglia di Francesca Marson di Nuvole d'Inchiostro, Fabio Genovesi ha dichiarato che "la vita è la mia scrittrice preferita". Francesca lo descrive come "Uno scrittore empatico e carismatico che vuole bene ai suoi personaggi" E tutto allora ha un senso. Quindi basta, ho detto abbastanza: ve lo leggete anche voi questo libro e mi dite cosa ne pensate :)?

B. 



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