lunedì 19 gennaio 2015

8. Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile

Ammetto di aver dubitato della recensione di Fofi dal titolo "Sedurre senza convincere", e di aver pensato vabbè, però insomma, magari questo scrive abbestia bene e magari a me riesce a sedurmi e pure a convincermi! L'opinione del Saggio Goffredo verteva tra l'altro su Coral Glynn, romanzo del 2012 dell'americano Peter Cameron, ma io ero rimasta troppo incuriosita dal suo precedente titolo, per l'appunto Un giorno questo dolore ti sarà utile, pubblicato nel 2007 da Adelphi. E allora dallo scaffale della biblioteca ho preso proprio quest'ultimo, e in week-end me lo sono letta. 
Ora. Parliamoci chiaro. Piacevole è stata piacevole come lettura, però ecco. Come lettura agile del sabato mattina sotto il piumone, coinvolgente ed intrigante, senza ombra di dubbio. E poi basta. Come Fofi sono rimasta sedotta senza restare però del tutto convinta, anche se credo vorrò leggere altri romanzi di Cameron, quando avrò voglia di una storia scritta bene, un po' più leggera del solito. 


La vicenda è presto raccontata: un ricco ragazzo di New York, con genitori bislacchi e divorziati e sorella impantanata nel mondo accademico, sta vivendo il disagio della post-adolescenza, odia il mondo, odio le genti sue coetanee, e riflette un casino sul senso della vita mentre lavora alla galleria d'arte di sua madre. Il personaggio buono e saggio è chiaramente la nonna che vive in provincia, da cui James (così si chiama il nostro eroe) si rifugia ogni volta che pensa la vita fa schifo, le persone fanno schifo, non voglio andare all'Università. Il suo più grande sogno sarebbe infatti quello di acquistare una casetta nel Midwest, e vivere una vita ritirata. James va da una psicoterapeuta perché i suoi genitori sono in pensiero per lui, in particolare dopo un episodio ad una sorta di gita premio a Washington per i migliori studenti d'America, dove il caro diciottenne ha allegramente sbroccato ed è fuggito. Ecco, in particolare il racconto di questo evento è la parte del romanzo che più mi ha infastidita, perché infarcita di troppi, troppi stereotipi sul disagio adolescenziale. Devo ammettere che la lettura di questo libro ha dato adito anche ad un conflitto continuo tra la parte di me che ha provato empatia con il protagonista e i suoi sentimenti, e l'altra parte che invece lo compativa, pensando via giù bimbo, ripigliati, danni agio, stai su! Un altro episodio che mi ha fatto montare la rabbia è quello della sorta di scherzo che James infligge a John, il direttore della galleria dove lavora. Non faccio spoiler, ma onestamente non ho proprio ben capito l'utilità narrativa della situazione. Che qualcuno mi illumini!    

Per concludere, mi sento comunque di salvare questo romanzo, perché a parte i due episodi citati, è andato giù bene e mi ha intrattenuta come comunque un buon libro dovrebbe fare. Poi mica tutti i romanzi che si leggono devono essere capolavori della letteratura mondiale, dannéscion! Solo che ecco, ho letto parecchie recensioni entusiastiche, io invece per una volta lo sono stata un po' meno. 

In sintesi: 

  • Paese: Stati Uniti.
  • Prima edizione originale: 2007.
  • Data recensione Fofi: 13 giugno 2012. 
  • Pagine: 206.
  • Periodo lettura: 11-12 gennaio 2014.
  • Consigliato: abbastanza.

2 commenti:

  1. A me è piaciuto molto invece :)
    Ho amato il protagonista.

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    Risposte
    1. Menomale, povero James, mi ci sentivo in colpa :D! Sono contenta di sapere che c'è chi gli vuole bene <3

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