martedì 6 gennaio 2015

Di libri e antibiotici, biscotti e avventure, tristezze e speranze. Buon 2015!

Ok. Ce la posso fare. Avete ragione tutti. Sono una persona orribile. Credetemi, mi sembrano passati tre giorni, non tre settimane (e più) dall'ultima volta che ho scritto. Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento della genuflessione sui ceci, però era Natale, e io a Natale faccio i biscotti


Poi era Capodanno, e io a Capodanno cucino pesce per quindici anche se siamo sempre in due. Poi ora ho due tonsille che paiono due caverne trapanate dal disagio. E così. Sono allettata per la terza meravigliosa giornata di sole di fila, le cose da fare si accumulano sempre più e già la nostalgia preventiva da fine vacanze mi attanaglia. E così ne approfitto per fare un po' di punti della situazione, liste di cose fatte, cose da fare, bilanci vari, buoni propositi, messaggi alla me stessa di giugno 2015 (sì Giulia lo faccio ancora, non c'è scampo), spolverare qualche cornice, spostare le scatole, mettere via biglietti sbiaditi, dare gli ultimi sguardi alle decorazioni di Natale, provare a ripensare a tutto quello che ho mangiato e fare una stima molto approssimativa del numero dei biscotti che ho sfornato (quest'anno pure vegan e per cani, ragazzi). 


E i libri? Dove sono finiti i miei librini? Se questo 2014 è iniziato con tipo 10 libri letti solo a gennaio, poi pian piano ho allentato molto il ritmo, e per apatia (a giugno, un mese senza sfiorare una pagina, spiaggiata sul divano a guardare i Mondiali) e per insofferenza, e per pigrizia e per troppe, troppe cose da fare (tra novembre e dicembre solo quattro libri letti. Ma milioni di cose belle che mi hanno coinvolta e fatta sentire nuovamente Me). Insomma. Arrivo dopo, ma lo voglio fare anch'io. Qualche titolo, en passant, aspettando in gloria le recensioni delle recensioni di Fofi

In tal proposito, a Roma a Più Libri ho conosciuto anche lui. LUI. Il Buon Goffredo. L'Immenso Fofi. Grazie alla fondamentale intercessione di Marco Cassini, che ha superato il disagio della mia prematura dipartita, sono riuscita a stringere la mano a Colui Che Ha Ispirato Il Progetto Di Lettura, e a farmi dare della scemotta per quello che sto facendo... oh, Goffredo! E così daje di foto e di baci, giustamente sudataccia e in iperventilazione dopo aver corso avanti e indietro per tutto il Palazzo dei Congressi per raggiungere LUI. Ma ne è valsa decisamente la pena. 

Comunque. Stavo parlando di libri, per una volta. Nel 2014 ne ho letti 43, ed è stato l'anno in cui ho letto di più. Per alcuni avrò letto poco, per altri molto, per altri normale. Diciamo che per me stessa ho letto un sacco, ma non quanto mi ero prefissata di fare. E lo so che non si fanno le garette con la lettura, ma darmi degli obiettivi è il modo di farmi prendere bene le cose, sento la sfida, sento l'adrenalina, le liste si allungano, il mio disagio interiore viene appagato e sono più contenta. Però sono contenta anche dei motivi che mi hanno frenata nella mia corsa verso la lettura di un libro a settimana che mi ero prefissata, e quindi no disagio. 
Ora vi dico pure i libri che mi faranno dire "nooooo cioè questo è troppo bello te lo consiglio abbestia!", con un altissimo livello di professionalità ed eleganza:
  1. Arno Camenish, Dietro la stazione (Keller)
  2. Felisberto Hernandez, Nessuno accendeva le lampade (LaNuovaFrontiera)
  3. William Trevor, Notizie dall'Irlanda (Guanda)
  4. Christopher Isherwood, Un uomo solo (Adelphi)
  5. Antonia S. Byatt, Il libro dei bambini (Einaudi)
  6. Marlene Van Niekerk, La via delle donne (Neri Pozza)
  7. Julie Otsuka, Venivamo tutte per mare (Bollati Boringhieri)
  8. Dulce Maria Cardoso, Il ritorno (Voland/Feltrinelli)
  9. Julio Ramon Ribeyro, Solo per fumatori (LaNuovaFrontiera)
  10. Virginia Woolf, Flush. Una biografia (nottetempo)
  11. Margaret Laurence, L'angelo di pietra (Nutrimenti)
  12. Richard Ford, Sportswriter (Feltrinelli)
  13. Christopher Isherwood, Addio a Berlino (Adelphi)
  14. Noelle Revaz, Cuore di bestia (Keller)
  15. Luis Ruffato, Sono stato a Lisbona e ho pensato a te (LaNuovaFrontiera)
  16. Paolo Cognetti, Sofia si veste sempre di nero (minimumfax)
  17. Daniel Krupa, Serpenti (Caravan)
Anche questi mi sono piaciuti, parecchio parecchio
  1. Amos Oz, Tra amici (Feltrinelli)
  2. Milan Kundera, La festa dell'insignificanza (Adelphi)
  3. Varujan Vosganian, Il libro dei sussurri (Keller)
  4. Juan Villoro, Il libro selvaggio (Salani)
  5. Ricardo Piglia, Bersaglio notturno (Feltrinelli)
  6. Don De Lillo, L'angelo Esmeralda (Einaudi)
  7. Salvatore Mannuzzo, Snuff o l'arte di morire (Einaudi)
  8. Jacques Chessex, Un ebreo come esempio (Fazi)
  9. Maurizio Braucci, Per sé e per gli altri (Mondadori)
  10. Patrick Modiano, Nel caffè della gioventù perduta (Einaudi)
  11. Dacia Maraini, Bagheria (BUR)
Alcuni dei Miei Preferiti 2014. Gli altri sono in biblioteca, o in Sud Africa. 

Questi invece i libri che ho letto a tratti con piacere, a tratti con disappunto, a tratti con noia, a tratti con superficialità, ma che comunque mi sento di salvare:
  1. Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile (Adelphi)
  2. Ernst Wiechert, Missa sine nomine (Ancora)
  3. Mia Couto, Veleni di dio, medecine del diavolo (Voland)
  4. Marco Balzano, Il figlio del figlio (Avagliano)
  5. Mariapia Veladiano, La vita accanto (Einaudi)
  6. Giorgio Fontana, Per legge superiore (Sellerio)
  7. Yuri Herrera, La trasmigrazione dei corpi (Feltrinelli)
  8. Thomas Bernard, Goethe muore (Adelphi)
  9. Cees Nooteboom, Le volpi vengono di notte (Iperborea)
Questi invece sono stati i libri che nel 2014 mi hanno fatto pensare "ma perché non sto leggendo Anna Karenina???", facendomi provare prurito alle mani, senso di mancamento alle gambe, rabbia repressa, ansia, nausea. In una parola, disagio:
  1. Roberto Bolano, Stella distante (Adelphi)
  2. Marie Ndiaye, Tre donne forti (Giunti)
  3. Sandro Bonvissuto, Dentro (Einaudi)
  4. Matteo Marchesini, Atti mancati (Voland)
  5. Antonio Scurati, Il padre infedele (Bompiani)
  6. Ginevra Bompiani, La stazione termale (Sellerio)
  7. [Grahm Greene, Tutti i racconti (Mondadori). Ecco, questo proprio non lo ho nemmeno finito. Ma non ho finito proprio neanche la prima raccolta. Ed è stato riportato mestamente in biblioteca. Sono una persona orribile. Era giugno. Avevo caldo. C'erano i Mondiali. Un giorno, riproverò].
Che non se ne abbia a male nessuno. E anzi, se qualcuno di voi ha letto un libro che mi è garbato abbestia e che invece vorrebbe buttare al macero, o viceversa, vi prego, facciamo un po' di conversazione, che sono malata e ho un nuovo tablet su cui spippolare (ah, questi termini ricercati, ah, due lauree in Lettere!). 

Bene. Procediamo senza indugi. Dunque è stato un anno ricco di letture, ma alcuni libri che dovevano essere letti nel 2014 son sempre lì che mi guardano dalla scrivania, implorando "scegli me!, scegli me!". Ora, cari, io non è che non vi considero perché sono cattiva, è che proprio non ce l'ho fatta. E forse uno dei miei buoni propositi per l'anno nuovo può essere quello di darmi una regolata, perché non sono wonder woman (non riuscirei neppure ad entrare nel suo completino di latex, dannazione), quindi non posso fare tutto quello che vorrei. Me ne devo fare una ragione, anche se è molto difficile. Perciò sì, cercherò di fare un po' meno cose, ma di farle meglio (potete ridere al tre, due, uno... buahahah). Comunque dicevo, tra i libri che mi sono rimasti indietro ma che saranno i primi che verranno aperti in questo freddo gennaio, ci sono quelli che ho amorevolmente ricevuto in dono dagli editori, ovvero: 


  1. Sandro Settimj, Per quanto mi riguarda sono sempre innamorato (Mondadori). Anticipazione scottante: Madre lo ha letto, e le è piaciuto tantissimo!!! Io lo ho solamente sfogliato, mi intriga un sacco, ora lo leggo, perdindirindina.
  2. Colletivo Idra, Il senso delle nuvole (edizioni ensemble). Ho letto i primi due capitoli, dai Bea, dai!
  3. Costanzo Ferrero, cimettolafaccia (Valigie Rosse). Me l'ha consigliato la Silvia. Dev'essere bello per forza. 
  4. Mario Benedetti, La tregua (nottetempo). Tu sarai uno dei miei libri preferiti di sempre, io questo lo so già, e ti voglio tenere per i tempi bui. Sei stato avvisato (scusate, sono le placche, la febbre, sto male, non fate tanto i puntigliosi). 
  5. Luca Raganin, Arcano 21 (Del Vecchio Editore). Questo mi ispira ma proprio abbestia. Proprio.
  6. Mariana Enriquez, Quando parlavamo con i morti (Caravan), che a quanto ho letto, è uno dei libri più belli del 2014.
E poi ovviamente i libri del Progetto di Lettura, che a questo punto, per dovere di cronaca, visto che ho spoilerato tutti quelli su cui scriverò per i prossimi mesi, mi sembra d'uopo condividere con tutti voi. Ecco i libri che devo ancora leggere (prima elenco quelli che già posseggo, così magari oltre che a metterli sulla libreria ce li levo anche, ogni tanto): 
  1. Laura Barile, Le frontiere del Caucaso (nottetempo), in lettura, donato dall'editore, autografato dall'autrice ad un meraviglioso incontro alla libreria Todo Modo di Firenze, a cui giuro dedicherò un post.
  2. Roberto Arlt, I sette pazzi (Sur), che avevo iniziato a leggere ma non era evidentemente il momento, e l'ho riposto sullo scaffale. Non credo se la sia presa molto.
  3. Juan Rulfo, La pianura in fiamme (Einaudi). Sto. Smaniando. 
  4. Il'ja Ehrenburg, Le straordinarie avventure di Julio Jurenito (Meridiano Zero). Comprato nel 2013 al Pisa Book Festival, con tanto di chiacchierata con la traduttrice. Ancora lì. Oh, Bea. 
  5. John Cheever, I racconti (Feltrinelli), che mi sono comprata in edizione economica fresca fresca di stampa. 
  6. Tayeb Salih, La stagione della migrazione a Nord (Sellerio) 
  7. Maria Barbarl, Come una pietra che rotola (Marcos y Marcos)
  8. Alberto Capitta, Alberi erranti e naufraghi (Il Maestrale)
  9. Vladimir Makanin, Underground. Ovvero un eroe del nostro tempo (Jaca Book)
  10. James Lasdun, Comincia a fare male (Fazi)
  11. Otto de Kat, Inquietudine (Cargo)
  12. Goran Tunstrum, Lettera dal deserto (Iperborea)
  13. Gabriela Adamesteanu, L'incontro (nottetempo)
  14. Alexandre Corréad e Jean-Baptiste H. Svigny, Il naufragio della Medusa (Medusa). Fa molto ridere questa cosa. 
  15. Svetlana Velmar-Jancovic, Lagum (Jaca Book)
  16. Jurica Pavicic, Il collezionista di serpenti (Besa)
  17. Vinicio Capossela, Tefteri (Il Saggiatore). 
Tutto questo elencare mi sta facendo un gran bene, e quindi credo che non smetterò subito, ma mi lascerò trasportare dai fumi della cefixima e dello stream of consciousness. Prima ancora un po' di ordine con una cosa carina che mi ha passato mia sorella, la 2015 Reading Challenge. Abbiate pietà di me. Adoro queste frivolezze. Mi aiutano a tenermi ferma. E poi le faccio da sempre, quindi non posso violentarmi per diventare una lettrice d'istinto o di fiuto. Io sono una lettrice preventiva. Ecco. Una condizione che mi do, per quest'anno, almeno all'inizio, è di leggere i libri che da tempo mi aspettano, perché diciamocelo, secondo me se lo meritano. Cercherò di incasellarli nella Reading Challenge, perché le categorie mi piacciono davvero tanto, e un libro può essere annoverato sotto più di una categoria. Quindi vorrò leggere, oltre a quelli delle suddette liste, anche e sicuramente: 


  1. Gustav Flaubert, Bouvard e Pécuchet (Feltrinelli), perché lo ho iniziato e mai finito.
  2. Murakami Haruki, A Sud del confine, a Ovest del sole (Einaudi), perché me lo ha regalato l'Ilaria, unico libro ricevuto a Natale!
  3. Francesco Piccolo, Il desiderio di essere come tutti (Einaudi), perché ha vinto lo Strega e mi devo tenere aggiornata.
  4. Jennifer Egan, La fortezza (minimumfax), perché dice sia un capolavoro.
  5. Nicola La Gioia, La ferocia (Einaudi), perché dice sia uno dei libri più belli del 2014, e allora me lo sono preso. 
  6. Carlo Fruttero, Mutandine di Chiffon (Mondadori) perché lo aveva recensito Fofi ma non lo avevo incluso nella lista perché non è narrativa, ma me lo sono portata a casa a metà prezzo.
  7. Joseph Conrad, Un avamposto del progresso (Adelphi) perché l'ho letto al Corso della Vita, e l'ho ricomprato nella nuova edizione, e me lo voglio godere di nuovo.
  8. Salvatore Satta, Il giorno del giudizio (Adelphi), perché non ho capito perché ancora non l'ho letto, e l'ho trovato su una bancarella nella 1^ edizione 4^ ristampa del 1978, e quindi ora sì.
  9. Ricardo Piglia, Respirazione artificiale (Sur), bottino #BlogNotes #1.
  10. Juan Carlos Onetti, Raccattacadaveri (Sur), bottino #BlogNotes #2.
  11. Annie Ernaux, Il posto (L'Orma), perché mi sta inseguendo da mesi. 
  12. Don De Lillo, Underworld (Einaudi), perché è arrivato il momento. 
  13. Robert Walser, La passeggiata (Adelphi), perché l'avevo desiderato un sacco, e poi è rimasto lì. 
  14. Albert Camus, Lo straniero (Bompiani), perché mi aspetta da 5 anni. 
  15. Italo Calvino, Lezioni americane (Mondadori), perché non lo ho mai letto tutto d'un fiato, ma sempre a morsi e bocconi.
  16. José Saramago, Manuale di pittura e calligrafia (Feltrinelli), perché me lo ha consigliato Lo Zio. 
  17. Abraham Yehoshua, Il signor Mani (Einaudi), perché me lo ha consigliato Stefano.
  18. Mo Yan, Le sei reincarnazioni di Ximen Nao (Einaudi), perché dice c'è Marquez e Faulkner, e voglio vedere se è vero. 
  19. Silvia Ronchey, Ipazia (Bur), perché me lo ha regalato Padre.  
  20. Arthur Schnitzler, Il sottotenente Gustl (Bur), perché anche questo lo conosco senza averlo letto mai. 
  21. Margaret Mazzantini, Non ti muovere (Mondadori), perché tutti mi dicono di leggerlo ma io ho paura di piangere troppo. 
  22. Paolo Volponi, Il pianeta irritabile (Einaudi) perché ho sempre avuto paura di avere troppa paura. 
  23. Morten Brask, La vita perfetta di William Sidis (Iperborea), perché al Pisa Book l'autore mi ha conquistata. 
  24. Paolo Nori, Siamo buoni se siamo buoni (Marcos y Marcos), perché voglio leggerlo con la voce dell'autore. 
  25. Flavia Cristina Simonelli, Assenza (Vittoria Iguaza Editora), perché Julio Monteiro Martins ha detto sì. 
Con questo ultimo libro della lista passo allo stream, iniziando subito con il ricordo di Julio Monteiro Martins, che se ne è andato il 24 dicembre. Una notizia che ha decisamente dato al Natale di molti un sapore amaro; non riuscivo a smettere di pensarci, mi venivano in mente continui flash del bellissimo incontro a cui ho avuto la fortuna di assistere a Pisa. Eravamo in pochi, quel pomeriggio, alla presentazione del libro di Flavia Cristina Simonelli. Con lei l'editore Riccardo Greco, la traduttrice e blogger Michela Bennici, e poi un uomo dall'aspetto buono e saggio, lo sguardo profondo, la voce dolce e roca: Julio Monteiro Martins. 
Non lo conoscevo, non ne avevo mai sentito parlare, o forse sì, ma non lo ricordavo. Poi ha cominciato a parlare, e tutto intorno si è cosparso dell'odore del vento, dell'umidità, del rumore della metropoli, dello scorrere della penna dello scrittore. Una lezione magistrale sulla letteratura brasiliana in un momento in cui stavo cominciando ad avvicinarmici con la lettura di Sono stato a Lisbona e ho pensato a te di Luiz Ruffato, di cui ho chiesto a Julio, un po' timidamente, e lui invece mi ha ringraziata per la domanda, e mi ha spiegato ancora un sacco di cose (e poi due giorni dopo Ruffato dedica a Monteiro Martins questo articolo!), e poi abbiamo brindato tutti quanti allo stand della casa editrice, e gli ho stretto la mano e sorriso e detto grazie, e sono contenta di essere una gaffeur qualche volta, allora. E così ora non c'è più. Avevo iniziato a seguire la sua rivista, Sagarana, solo dopo quell'incontro. Ha fatto tante cose, io non so dirle, e mi sento piccola e ignorante, ma ci tenevo a lasciare il mio ricordo, perché quest'uomo è stato fondamentale nel mio 2014. Vi rimando  all'articolo pubblicato su Nazione Indiana, dedicato a "un poeta, un sognatore, uno scrittore", che "costruiva utopie possibili e le alimentava con il suo meraviglioso entusiasmo". 

Meraviglioso entusiasmo. Quello che mi è mancato per otto lunghissimi mesi, da gennaio ad agosto, di questo strano anno. Una bolla di apatia, ansia, paura, terrore, in cui mi sono auto-imprigionata e che mi ha fatta rimanere ferma immobile a crogiolarmi nel disagio per un lungo non-inverno, una crudele primavera, una finta estate. Finita però con un momento risolutivo, un atto di coraggio dettato dallo sfinimento di non riconoscermi più, di essermi allontanata così tanto da me stessa che avevo allontanato anche le persone che mi vogliono bene, così, a caso. Giorni freddi gennaiofebbraiomarzoaprile, sterilità, disorganizzazione, disagio. Nemmeno il sole della Sicilia è riuscito a scaldare le mie emozioni congelate dopo mesi di angosce. Ma tutto fa, tutto torna, nel bene, nel male. Una piccola parentesi londinese, necessaria, che ha messo punti, ha rinvigorito passati, cancellato preoccupazioni. Maggiogiugnoluglio. Non lo so. Non me lo ricordo. E poi basta. Una Spa in Germania ha iniziato a togliere via le tossine cattive, una nuotata liberatoria con vista sulla Foresta Nera mi ha ritemprata, a settembre ho raggiunto il baratro del fallimento e poi sono riemersa. E ho aperto The Buzzing Page, e sono ritornata la Bea. Settembre, Ottobre, Novembre, Dicembre. Lauree, cene, aperitivi, incontri, presentazioni, Festival, Fiere, Workshop, treni, aerei, autostrade, concerti, Venezia romantica abbestia, timbri, inchiostro, carta da lettera, ancora Londra, brunch, amicizia, librerie meravigliose, librai veri, bibliotecari adorabili. Non mi sono fermata un momento (ed infatti gli effetti si vedono, il mio corpo è spietato), ma sono felice, come non lo ero, credo, dall'autunno danese. L'Autunno. La mia stagione amica, così confortante, così attiva, così energizzante. Ho messo piede nella Capitale, sono tornata ad essere curiosa, ho capito che ho ancora voglia di studiare, di apprendere, di rischiare. Ho capito che i libri sono la mia vita, punto. Non se ne esce. E allora in questo 2015 potenzierò ancora di più le mie forze, nella Capitale ci sarò in pianta semi-stabile (il nomadismo è in me), e cercherò di conquistare il mio posto nel mondo. Piano piano. Con entusiasmo, determinazione, consapevolezza, umiltà. E tante storie da leggere, e da ascoltare, e da vivere sulla pelle, dalle radici dei capelli alle punte dei piedi. 

Per finire questo post, un po' di doverosi ringraziamenti. In ordine sparso, fluttuanti. Come avrete notato la grafica ha subito un upgrade: è stato possibile grazie a Selvaggia Mannelli, che lavora a Lotrek, una Web Agency di Pistoia che può essere descritta soltanto come figata. Selvaggia si è presa a cuore il mio sfiggy-blog che ho incautamente generato con Blogger, e stiamo conducendo una battaglia verso una piattaforma migliore. Intanto, qualche doveroso ritocchino. Mi ha mostrato l'idea per l'header, partorita interamente dalla sua testa, e non riuscivo a crederci: ero io. Era il mio mondo. E allora ho voluto che lo disegnasse la Mia Maggica. Perché lì dentro c'è tutto, e lei lo sa, e non serve aggiungere altro. Solo un grazie a queste donne speciali. Poi lo sappiamo. 

Vorrei ringraziare Tutti Coloro Che Leggono The Buzzing Page. Perché è emozionante sapere che qualcuno legge le scemenze che scrivo, e mi spinge ancora a scrivere scrivere e scrivere. E condividere l'amore per il meraviglioso mondo delle parole, della Letteratura, della Vita. 

Faccio un salto allo scorso mese, e a Più Libri Più Liberi. Siccome ho mollato i post delle cronache della Fiera (ma ce ne sono un paio quasi pronti!), non ho potuto dare sfogo al diabete con il Momento Winnie The Pooh, e quindi lo farò adesso. Ringrazio Edizioni Sur. Ma proprio tanto. A Marco Cassini, Antonio de Sortis, Giulia Zavagna. Perché mi hanno accolta e fatta sentire una di loro. E Laura Ganzetti de Il tè tostato, donna Bella, che in un attimo si è guadagnata la mia ammirazione (occhi a cuore). E Veronica Adriani e Valentina Ruvoli, che hanno fatto della prima volta di #BlogNotes un'esperienza speciale. E poi grazie a Francesca Lenti e Violetta Colonnelli: solo grazie. E a Valentina Aversano e Rossella Innocentini, per aver sopportato le mie incursioni allo stand di minimum fax. Abbiamo riso un sacco (e venduto Cognetti!). 


Quelli di Roma sono stati tre giorni vorticosi, influenzati, pieni di colori, voci, volti, persone conosciute da salutare, persone nuove da conoscere, sorrisi da lontano, sigarette al freddo, lavoro duro, corse a perdifiato tra uno stand e l'altro, rassegnazione per le tante cose che non sono riuscita a fare (tante, tantissime), gioia infinita per quelle che ho fatto. Pranzi saltati, ma cene conquistate. Corse sotto la pioggia, spintoni, sguardi sognanti a libri desiderati. Autori intravisti, intellettuali di passaggio, editori affaticati ma contenti (grazie a tutti, uno per uno). 

Momenti di ordinaria follia come il mio scorgere da lontano Igiaba Scego, che avevo avuto il piacere di ascoltare a Mantova, nel 2012, in occasione dell'incontro con Ngugi wa Thiong'o, e allora così, ho uralto Igiaba!, e mi sono presentata, e le ho detto che bello, e lei ha detto che bello, e ci siamo fatte una foto, perché tutto torna, tutto ha un senso e ritorna, è un flusso continuo, e inarrestabile. 

E c'ero anch'io. Con le mie scarpe da donna (finalmente!), un po' di rossetto che dopo poco sbiadiva, il mio quaderno, le mie ottanta borse di tela, le mie sciarpe perfettamente intonate con il resto del mondo. E quell'entusiasmo che per mesi e mesi avevo seppellito nella depressione post-laurea, era lì, tangibile e contagioso, e non ho smesso di sorridere per tre giorni di fila, anche con il naso che colava e la tosse che disturbava gli incontri (sì, credo di essere marcia inside, abbiate pietà). C'è stato anche un pizzico di fortuna, in quei giorni romani. L'aver trovato (ma dopo sudate ricerche e controlli incrociati!) il B&B di Romano, ovvero una casa accogliente, pulita, spaziosa, che oltre a me ospitava i quattro ragazzi che si occupavano dei Social di Più Libri, e delle riprese streaming. Insomma, mi sembrava di essere al centro del mondo, nel the place to be, e ho continuato a non crederci per tre giorni di fila. 


E quindi grazie #aRomano Antonini, per le sue colazioni, la pizza incartata che mi ha salvato la vita, le ramanzine e gli incoraggiamenti. Persone che in cinque minuti ti sembra di conoscere da una vita. E grazie (rigorosamente in ordine alfabetico) a Moreno Pirovano, Pietro Puccio, Riccardo Sirtori e Simone Pirovano, che mi hanno fatto ridere, mi hanno accompagnata, nutrita, scortata, disegnata, presa in giro, intervistata, zampata. Mi hanno fatto sentire in gita, mi hanno coinvolta nel loro durissimo lavoro, fatto vedere video, foto, hanno ritwittato #BlogNotes, e con Romano mi hanno fatto davvero sentire a casa, con i loro accenti milanesi strettissimi (sì ho dei problemi se sono toscana e mi sento a casa quando sento parlare milanese, sì, ne sono consapevole). 


Bene. Forse dovrei finire questo post. Ho paura di essermi dimenticata qualcosa, di aver trascurato qualcuno, ma in questo blog ci sono tutti, tutti i pezzetti della mia vita, anche se sparsi, si ritrovano. E allora basta. 

Buon Anno. Che sia come lo vogliate. 
E che sia con The Buzzing Page, dannéscion

B. 


11 commenti:

  1. Oh, Maggica, che bel post. Mi commuovo!

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    1. Ora è davvero il mio posto, perché ci sei tu (vado a farmi di insulina)!

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  2. Non scrivevi da 3 settimane, ma ti sei rifatta vedo! :D
    Grazie mille a te, mi dispiace tanto non esserci incrociate in fiera a Roma, speriamo ricapiti l'occasione.
    Adesso andrò a dare un'occhiata al sito di Lotrek, perché il tuo header è bellissimissimo! ^_^
    E non solo quello, anche tutte le foto che hai messo, brava, brava, brava!
    Io sono negata per ste cose e mi dispiace, perché fanno venire ancora più voglia di leggere un bel post.

    Ciao e a presto! :)


    Valentina
    www.peekabook.it

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    Risposte
    1. Vale! Per ora Lotrek ha "solo" ospitato le mie mire espansionistiche, e quello che vedi è tutto frutto dell'amicizia. Loro però curano davvero un sacco di blog seri e sono bravissimi, quindi ti consiglio di andare a sbirciare! E per tutto il resto... grazie mille. Sono sicura che capiterà presto l'occasione per incontrarsi!

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  3. Sei un vulcano Bea, vedo che nonostante i malesseri stagionali ti stai riprendendo alla grande! Ho divorato il tuo post, come al solito divertente e accattivante. Nel leggere le tue parole ti ho sentita molto vicina, perché anch'io ho passato dei momenti depressivi... Ti auguro di stare sempre meglio e di portare a compimento tutti i progetti bellissimi che ti sei prefissata ! ;-)

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    1. Grazie Ale, ma grazie davvero! Credo che l'onestà verso sé stessi sia la cosa più importante ma anche quella più difficile, ma ci si lavora abbestia! Stiamo su, leggiamo, e avanti dritte, verso l'infinito e l'oltre :). Ti abbraccio forte!

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  4. Anno intenso, soprattutto sul finire, no?
    Su Sofia di Paolo Cognetti concordo in pieno. Ho trovato titolo interessanti da inserire nell'interminabile e allungabile wishlist.
    Non ti demoralizzare, te lo scrive una che di questo stato d'animo ne ha fatto un'arte. Non serva a nulla. Auguriamo felicità.

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    Risposte
    1. Eh già Marina, sembra di sì! Che bello che sono riuscita a darti qualche spunto, ne sono proprio felice. E sì, basta buttarsi giù, non è davvero più il tempo, anche per noi della filosofia "felicità a momenti e futuro incerto"!

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  5. Che bel post, ci sono veramente tutti! anche chi non sa di esserci... ehehe!
    daz

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  6. Ho letto per caso ciò che hai scritto su Julio solo ora e mi ha commosso pensare a quanto fosse capace anche solo in un incontro di entrare dentro le persone e a rendersi indimenticabile. È così anche per me, indimenticabile. Ti consiglio di leggere i suoi libri, ne rimarrai irretita. Grazie per il ricordo. Alessandra Pescaglini

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