mercoledì 20 gennaio 2016

Jennifer Egan, La fortezza

La prima lettura del 2016 (vogliamo parlare un attimo del fatto che è il 2016? Il 2016 nel senso che sono passati vent'anni da quando ne avevo 8, ovvero ero già senziente, in grado di intendere e di volere nonché di leggere? Che vent'anni fa usciva Mulan e dieci anni fa stavo per diventare maggiorenne? Ne vogliamo parlare??? Ok scusatemi) è stata quantomai avvincente e intrigante. Ma questi due aggettivi non sono proprio sufficienti a descrivere La fortezza di Jennifer Egan [minimum fax, 2014, traduzione di Martina Testa]. Il romanzo, che precede Il tempo è un bastardo, con cui la Egan ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2011, è un concentrato di disorientamento ed euforia, di realismo e illusione, di complessità meta-narrativa e di puro piacere di lettura.





Il protagonista Danny è un thirty-something che vive di espedienti a New York, un tipo sempre connesso e social abbestia, in grado di mantenere praticamente relazioni solo virtuali o con esseri umani molto molto particolari. Il suo passato da ragazzo modello sembra essere lontano anni luce, e adesso è una specie di non-più-giovane emo che ha un gran bisogno di cambiare aria. Così accetta volentieri l'invito di suo cugino Howard, arrivato all'improvviso da un passato altrettanto lontano: c'è un biglietto di sola andata per lui per raggiungerlo in un luogo non meglio identificato dell'Europa Centrale, per andare ad aiutarlo con la ristrutturazione del castello medievale che ha acquistato con sua moglie Ann. Danny non potrebbe chiedere di meglio, anche se con il cugino ha un grande conto in sospeso, e non sa cosa aspettarsi. La descrizione dell'arrivo al castello è sublime, Jennifer Egan prende tutte le atmosfere del romanzo gotico e ci descrive un luogo immerso nel niente, misterioso e labirintico (io chiaramente me la facevo sotto). Il sogno di Howie è quello di aprire un albergo tecnologie-free, di creare un luogo per ritrovare se stessi, in mezzo alle montagne innevate. Danny subisce ovviamente il disagio e lo spaesamento, per la prima volta dopo anni, di ritrovarsi completamente disconnesso, ed è obbligato a fare i conti con persone vere e situazioni reali. O no...? Nel mastio del castello vive infatti una creatura misteriosa, ragazza bellissima o megera senza scrupoli...? 
Howard: Non dico le cose, gli edifici, le stanze e così via, parlo della sensazione che dà. Tutta questa... storia sepolta che preme per uscire.  
In tutto questo, andando avanti nella lettura scopriremo che la storia di Danny è in realtà scritta da un carcerato, Ray, che partecipa ad un corso di scrittura tenuto dall'insegnante Holly. Ray interviene anche nella storia di Danny, con l'espediente classico del narratore onniscente, che crea una sorta di piacevole straniamento. Abbiamo poi una storia nella storia, perché Ray si innamorerà segretamente della sua insegnante, e ne seguiremo le vicende della vita carceraria. La vicenda dei protagonisti è una di quelle che tiene letteralmente col fiato sospeso, e non si riesce a lasciare il libro fino allo scioglimento finale e ai vari colpi di scena che verranno rivelati nella terza e ultima parte del romanzo. 

Jennifer Egan usa la meta-narrazione in modo giocoso e mai pedante, e accompagna i suoi personaggi tratteggiandoli magistralmente. Molteplici sono i temi che vengono trattati, come quello dell'identità, della dipendenza dalle tecnologie e del potere dell'immaginazione e della fantasia. Mi è piaciuto tantissimo come tutto si sviluppasse secondo il principio della quěte (potere della laurea in lettere, vieni a meeeeeeeeee!), ovvero il principio dinamico dell'azione per cui tutti i personaggi sono alla ricerca di qualcuno o qualcosa. Danny cerca un se stesso che non ha mai conosciuto («Danny non aveva idea di cosa potesse essere la svolta. Sapeva solo di vivere più o meno in un costante stato d'attesa per qualcosa che un giorno o l'altro, da un'ora all'altra, cambiasse tutto quanto, ribaltasse il mondo su se stesso e rimettesse in prospettiva la sua intera vita trasformandola in una storia di assoluto successo»), Howard la chiave di volta del suo progetto («Vedo tutto questo, Danny, e mi sembra meraviglioso, ma sono ancora all'esterno. C'è una via d'accesso che non riesco a trovare. E non so neanche dove cazzo cercarla»), e il romanzo corre veloce incontrando forze che oppongono e attraggono, sotterranei e torri, telefoni spenti e uova strapazzate. 

Insomma, La fortezza è un libro fighissimo, ho reso abbastanza il concetto?

A presto!

B. 

2 commenti:

  1. Ho amato davvero molto questo libro, lhì'ho divorato. Hai usato l'aggettivo giusto per descriverlo: fighissimo :D

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