martedì 14 giugno 2016

Alessandro Raveggi, Il grande regno dell'emergenza

* Preambolo bello ma inutile che potete agilmente saltare per andare diretti alla recensione *

Allora. In pratica è andata così: a Torino, al Salone*, sono ovviamente passata allo stand di LiberAria. Giorgia Antonelli già se ne era partita per assolvere ai suoi doveri da insegnante, e così mi sono intrattenuta allegramente con Federica Altero e Claudio Cisternino. Federica era stata incaricata da Giorgia di lasciarmi in omaggio due loro nuove uscite, che io ho accettato con gli occhi che brillavano e già che c'ero mi sono comprata pure un altro loro libro, perché non c'è due senza tre (e scusate ma mi unisco al coro del "non ci sono più le mezze stagioni": insomma, va bene tutto, ma io vorrei mettermi le mie bellissime scarpe nuove aperte e ancora non ho avuto modo visto che diluvia e diluvia e diluvia e allora mi viene da fare l'albero e come si possono vedere gli Europei ai tavolini fuori del pubbino se continua a piovere?!? Ok basta). Dicevo: uno di questi libri era Il grande regno dell'emergenza di Alessandro Raveggi, Federica mi dice che ne sono entusiasti, benissimo, lo metto tra quelli da leggere as soon as is possible. Poi. Mentre ero a Ivrea, alla Grande Invasione**, mi arriva mentre correvo da un evento all'altro un messaggio della mia amica Francesca, di cui leggo solo proposta indecente, poeta fiorentino, Vanni Santoni, letteratura sudamericana, cosa insieme, Mondiali Rebeldi, The Buzzing Page. Chiaramente non ci capisco una beata minchia, ma rispondo di sì così, sulla fiducia. Ebbene, il tutto si amalgama insieme in un super evento che si terrà sabato 18 giugno (vicinissimo) a Pisa, e insomma io, proprio io, presenterò il caro Raveggi (che ho pure conosciuto al Festival degli Scrittori a Firenze) in una magica combo libresca, sia col suo LiberAria che con Panamericana. Scrittori italiani raccontano scrittori sudamericani [laNuovafrontiera, 2016], che era stato presentato al Festival della Letteratura Sociale, sempre a Firenze. Ecco. Tutto torna. Tutto segue un filo e io mi ci aggroviglio un po' perché non sono buona manco a legarmi le scarpe, poi però è tutto talmente ganzo che ci sto di lusso anche un pochino annodata. 

* Fine dell'inutile ma bel preambolo * 



Come ho avuto modo di dire a un numero già rilevante di persone, a mio avviso nei baretti, al supermercato, durante le pause caffè, sulle spallette dell'Arno e insomma in ogni occasione conviviale non si dovrebbe far altro che parlare della raccolta di racconti Il regno della grande emergenza. Potrei anche finirla così e dirvi semplicemente di andare a comprare e leggere il libro del Raveggi, ma no, sono buona e magnanima e quindi vi spiego anche perché
Diciamo che, se alla mirabolante introduzione di Luca Ricci dal titolo I tennisti che non hanno paura fossero seguiti racconti normali o mediocri, potevano tutti chiudere baracca e burattini, perché tu lettore che leggi le introduzioni vieni caricato proprio a molla, sfogli le pagine che ti separano dal primo racconto proprio con una smania che non vi dico, e mentalmente inizi a ripeterti tipregofachemigarbinononvoglioesseredeluso!!! Con la tensione alle stelle, mi immergo quindi in I nostri oggetti paterni, e sbam! Bomba. Il tuo cervello indossa immediatamente un gonnellino di paglia e inizia a ballare Waka-Waka dalla felicità. Quando concludi il primo racconto, con i criceti nel cervello che intanto applaudono e lanciano coriandoli, mettere giù il libro è ormai impossibile. Io ci ho passato insieme un'intera domenica di pioggia, e ho goduto tanto, ma proprio tanto
Non solo perché ti passano davanti situazioni così reali da sembrare paradossali e così surreali dall'apparire addirittura banali, non solo perché certe frasi ti arrivano come un pugno nel costato, non solo perché c'è dell'ironia pungente ma anche dolcissima, ma anche perché la lingua è utilizzata in maniera studiata e sapiente, si vede insomma che Alessandro Raveggi sa scrivere, ed è uno scrittore che proprio ti carica, che ti galvanizza anche se ti sta raccontando di un uomo che ha una relazione con una dodicenne, di studenti ammazzati, di padri orribili, di vite spezzate a caso. Sentite per esempio come inizia il racconto che dà il titolo all'intera raccolta
Betta per fortuna non la scovava, non doveva salvarla. I bambini erano troppi e incoerenti, non potevi salvarli. Scontrosi come atomi bombardati da quella pletora di stanze piegate, e il mondo attorno che s'incaparbiva, chiudeva il conto con una linea netta, desolata, in fondo al dare e avere: il terremoto, eccolo, che ritornava.
Sbada-boom proprio! Il mio racconto preferito in assoluto è Essi scrivono, forse perché mi ha fatto un sacco ridere e pensare in riferimento all'editoria e agli scriventi vs scrittori (e io che sto seguendo il corso del buon Santoni, cosa sarò? Tantantan). E poi ho goduto perché ho ritrovato Mentre morivo di Faulkner, e Il treno ha fischiato di Pirandello (se ho svarionato glielo potrò chiedere direttamente all'autore, ma che bellezza!), poi c'è Pacheco, e ci sono Firenze e dintorni, e casi umani, e cose che non si capiscono, o che non si vogliono capire. Quindi. Voi prendete questo librino (magari potete ordinarlo su GoodBook.it, e poi andare a ritirarlo dai vostri librai del cuore!) e immergetevi nel disagio di Raveggi, poi se volete pure sentire come questi racconti si collegano a Panamericana e tante altre amenità, venite abbestia a Pisa, noi vi s'aspetta lì (con i birrini). 

A presto!

B. 

* I post sul Salone al più presto. Giuro.
** Il post su Ivrea anche di più.

Nessun commento:

Posta un commento

Ti potrebbe anche interessare...

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...